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Luca Pezzuto

La pittura al tempo di Cola dell’Amatrice. Per un nuovo profilo dell’artista dalla prima formazione al taccuino di Fermo.

Dalla ricostruzione critica dei fatti che favorirono la citazione sommaria di Cola dalla Matrice nell’edizione Giuntina delle Vite, alle indagini sul nebuloso soggiorno romano del pittore, passando per l’analisi del taccuino di disegni di sua mano (conservato nella Biblioteca Comunale di Fermo), la ricerca intende fare luce sulla vicenda dell’artista amatriciano, ed in generale su quella parte di pittura romana dei primi decenni del Cinquecento, il cui massimo esponente fu Jacopo Ripanda, che restò ancorata – ed attardata – sui valori stilistici del secolo precedente, non curante fino all’ultimo delle novità della maniera. Cola rappresenta, per un breve periodo, un ponte con le nuove istanze stilistiche, ma, in definitiva, la sua adesione al retaggio culturale raffaellesco finirà per sminuire, alla lunga, la qualità pittorica delle sue opere, sino al ripiegamento su se stesso, tragico, quanto mediocre, compiuto a Città di Castello. In conclusione, attraverso un’aggiornata lettura di tale ciclo di affreschi si tenterà di razionalizzare l’ultima attività del pittore.