Articoli

FEDERICA KAPPLER

Il cardinale Federico Cesi collezionista e committente

Il progetto si concentra su alcuni spunti emersi durante la preparazione della mia tesi di laurea, dedicata ad un particolare episodio della collaborazione del pittore valtellinese Marcello Venusti (1510-1579) con Michelangelo, quello dei due dipinti sul tema dell’Annunciazione eseguiti al principio degli anni cinquanta con l’ausilio di modelli grafici forniti dal maestro per le chiese romane di Santa Maria della Pace e di San Giovanni in Laterano, cercando di ricostruire il ruolo che ebbe in tali commissioni Tommaso de’ Cavalieri, secondo la testimonianza del Vasari (1568) promotore sollecito del Venusti suo “favorito”. La ricerca ha condotto a mettere in luce una fitta rete di rapporti intercorsi tra Tommaso de’ Cavalieri, il Venusti e Federico Cesi (1500-1565), destinatario della perduta Annunciazione per la  chiesa della Pace, e figura importante di mecenate e collezionista di cui però ancora manca un profilo adeguato, che ne restituisca il ruolo nel contesto romano intorno alla metà del secolo: se la sua raccolta di pezzi antichi era già largamente celebrata dalla fonti, e i suoi contatti con il Buonarroti erano segnalati dallo stesso Vasari, la sua personalità di committente è rimasta oscurata dalla fama storiografica dell’omonimo pronipote Federico Cesi fondatore dell’Accademia dei Lincei.

Nuovi dati e indicazioni per una ricostruzione di questo personaggio e dei suoi interessi artistici, a partire dalla ricostruzione della sua collezione d’antichità, potrebbero emergere da una ricerca mirata, a partire dalle indicazioni delle fonti, tra alcuni fondi archivistici, come il cosiddetto “Archivio Cesi” recentemente scoperto all’interno del Fondo Massimo presso l’Archivio di Stato di Roma. Successivamente si passerà ad indagare i rapporti tra il Cesi ed altri cardinali committenti come i Farnese; ad Alessandro Farnese il cardinal Cesi era tra l’altro accomunato dal ruolo di protettore nei confronti di ordini religiosi d’ispirazione assistenziale: la Compagnia delle Vergini miserabili nel caso del primo, l’ordine del Santissimo Crocifisso di San Marcello nel caso del secondo. Sarà proprio Alessandro Farnese a finanziare i lavori per la ricostruzione dell’Oratorio di San Marcello nel 1557, nei quali venne coinvolto Guidetto Guidetti, architetto di fiducia del Cesi , in qualità di perito. Il cantiere dell’Oratorio di San Marcello dunque potrebbe essere uno dei teatri in cui si consolidarono i rapporti tra Marcello Venusti e Tommaso de’ Cavalieri, direttore dei lavori nonché membro dell’ordine da prima del 1555, al pari del pittore e in cui si strinsero le relazioni tra il Cesi e il Farnese. Approfondite verifiche condotte tra i documenti d’archivio dell’ordine, oltre che tra quelli dell’Archivio Storico del Vicariato di Roma, potrebbero illuminare le ragioni della particolare preferenza accordata in più occasioni, secondo Vasari, dal Cavalieri al Venusti, ed avvalorare inoltre la possibilità di un legame talmente intimo e consolidato da consentire al valtellinese di annoverare tra i propri esecutori testamentari Mario de’ Cavalieri che è da ritenere a buona ragione figlio di Tommaso. Se inoltre attraverso la ricerca fosse possibile confermare che il Giacomo della Porta citato nel medesimo testamento corrisponde al noto architetto, responsabile della costruzione del nuovo Oratorio di San Marcello dal 1561 e più tardi successore di Michelangelo nel coordinamento dei lavori nella fabbrica di San Pietro,  considerando che lo stesso Daniele da Volterra era stato incaricato dalla medesima Confraternita pochi anni prima (tra il 1539 e il 1543) di decorare la volta della propria cappella in San Marcello insieme a Perino del Vaga, sarebbe verosimile pensare in definitiva all’Oratorio del Santissimo Crocifisso come ad un luogo di scambi e di legami tra artisti, committenti e mecenati facenti parte di un vero e proprio “circolo” gravitante intorno alle figure di Michelangelo e Tommaso de’ Cavalieri, oltre che di Federico Cesi e Alessandro Farnese.

A tale problema si ricollega l’esistenza di alcuni rilievi cinquecenteschi, sin qui del tutto ignorati dagli studi, derivati dalle invenzioni passate da Michelangelo al Venusti per l’ Annunciazione commissionata dal Cesi, che ne attestano – accanto alle derivazioni pittoriche note – una insospettata e rapida circolazione anche attraverso traduzioni plastiche, prospettando così un fenomeno analogo a quello avvenuto, nella stessa congiuntura, per altre invenzioni sacre del maestro – come per esempio il Cristo vivo in croce o la Pietà elaborati per Vittoria Colonna – di cui è stata recentemente ricostruita la diffusione entro la cerchia degli ‘spirituali’; tra questi esemplari si può per esempio ricordare l’altorilievo in marmo bianco rimontato entro un tabernacolo ligneo seicentesco che si conserva alla Galleria Spada sfuggito al pari di altri casi affini all’attenzione degli studi. Il progetto di ricerca si propone dunque di ricostruire la personalità e il ruolo del Cesi nel contesto artistico romano della prima metà del sedicesimo secolo, analizzando la sua attività di committente in nesso con la sua intensa partecipazione a confraternite caritatevoli quali la Compagnia della Grazia, legata alla personalità di Ignazio di Loyola, e la già citata Compagnia delle Vergini miserabili, e seguendone gli svolgimenti tra il quinto e il settimo decennio, a partire dalla costruzione di due importanti cappelle in Santa Maria della Pace e in Santa Maria Maggiore, fino alla riedificazione da lui promossa della chiesa di Santa Caterina dei Funari, completata nel 1564, nella cui decorazione verrà coinvolto ancora una volta il Venusti, autore delle Storie di San Giovanni Battista nella cappella Torres.