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Stefano Gallo

Professore Associato, L-Art/03

Curriculum scientifico e didattico

    Ho frequentato le scuole pubbliche conseguendo nel 1971 la maturità classica con la votazione di 56/60. Ho seguito i corsi della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università  Federico II di Napoli , laureandomi nell’anno accademico 1975-1976 in Lettere Moderne con una tesi in Storia dell’Arte Medievale e Moderna, presso la cattedra del professor Ferdinando Bologna, concernente la produzione di tavole dipinte e mosaici attribuibili all’attività del duecentesco artista toscano Coppo di Marcovaldo. Ho riportato la votazione di centodieci e lode.

   Nell’anno accademico 1977-1978 ho vinto una borsa di studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche finalizzata a svolgere attività scientifica e didattica presso la cattedra di F. Bologna. La borsa mi è stata rinnovata fino al  1981, quando dopo aver conseguito l’idoneità nel concorso a Ricercatore sono stato inquadrato come tale nella  Facoltà di Lettere e Filosofia alla Federico II,  afferendo alla cattedra di Storia dell’Arte Medievale e Moderna.

   La mia attività scientifica e così anche quella didattica si sono sviluppate all’inizio guardando a fenomeni storico-artistici collocati in un ampio arco temporale, in definitiva dal medioevo al contemporaneo, risultando accompagnate anche da interrogativi e temi di carattere teorico e metodologico. Ciò ha comportato che per un lungo periodo  mi sia sottratto alla scelta di uno specifico settore di studi. Infatti,  tra la fine degli anni settanta e gli anni ottanta compaiono nella mia produzione scritti sul cinema d’artista, sulla condizione della critica d’arte nella società del consumo culturale e dell’informazione, sulla pittura dell’Ottocento e contemporaneamente studi filologici su opere e monumenti  artistici d’età medievale e moderna ( Artisti e cinema, in «op.cit.» n 45, 1979; Critica d’arte e processi produttivi, in «op.cit. », n. 49, 1980;  ‌Linguaggi dell’arte, in AA.VV. , Letteratura e Conoscenza, a cura di Riccardo Scrivano, Messina-Firenze 1988, Sulla coscienza storica dell’opera d’arte tra critica e consumo, in «Quaderni DI», n.5, 1988, Teofilo Patini. Dal quadro di storia all’arte sociale, in AA.VV., Teofilo Patini, a cura di Ferdinando Bologna, Teramo 1990, e contributi filologici di argomento medievale nella collana Documenti dell’Abruzzo Teramano, diretta  da Luisa Franchi dell’Orto, per i volumi del 1984, del 1986 e del 1991).

   Nel maggio del 1984 mi sono trasferito alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Tor Vergata di Roma, afferendo al Dipartimento di Storia e svolgendo la mia attività didattica in rapporto alla cattedra di Storia dell’Arte Medievale e Moderna. 

   A partire dagli inizi degli anni Novanta ho orientato il lavoro nell’ambito dell’Otto e del Novecento, approfondendo in particolare aspetti e problemi a cavallo tra i due secoli, con attenzione speciale all’utilizzo della letteratura artistica. La monografia su un’artista napoletana quale Tullia Matania, discendente di una famiglia artistica con radici nella locale cultura figurativa ottocentesca e le indagini sul ruolo svolto a Napoli da Adriano Cecioni hanno costituito le basi di questo indirizzo ( Tullia Matania e “Terra Arsa”. Storia di un’opera e di un percorso artistico  a Napoli tra modernità e tradizione, Napoli 1992, pubblicazione connessa alla cura dell’omonima mostra realizzata a Napoli in Palazzo Serra di Cassano per iniziativa dell’Istituto Italiano di Studi Filosofici.  Per Adriano Cecioni a Napoli, in AA.VV., Napoli, l’Europa. Ricerche di storia dell’arte in onore di Ferdinando Bologna, Roma 1995; tema poi ulteriormente sviluppato in Aspetti del realismo a Napoli: l’interferenza di Adriano Cecioni, in «Dialoghi di Storia dell’Arte», n.4/5, 1997).

   Occasioni quali il commento della  Biennale veneziana del 1995 curata da Jean Clair e quello  della mostra di Max Beckmann alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna nel 1996 sono state còlte per saggiare una modalità critica di aspirazione storicizzante che coniughi l’analisi dei linguaggi visivi  con quella dei testi verbali -letterari, artistici, filosofici etc.- (Alcune considerazioni su Identità e Alterità alla Biennale di Venezia, in «Dialoghi di Storia dell’Arte», n.1,1995. Max Beckmann, in «Dialoghi di Storia dell’Arte», n. 3, 1996). Nel 1994 ho avuto l’occasione di esprimere i miei interessi per le arti applicate nel Medioevo con due scritti di carattere generale, Le arti applicate del Romanico e Le arti applicate del Gotico, per  due volumi pubblicati dalla UTET, a cura di R. De Fusco, dal titolo L’Italia e la formazione della civiltà europea, Torino 1994.

   Nell’anno accademico 1992-1993 la Facoltà  mi ha affidato la responsabilità dell’insegnamento di Storia dell’arte contemporanea.

      In relazione a questa approfondita esperienza didattica e motivato dall’esigenza di verificare su un’ampia materia storica gli orientamenti critici e filologici maturati, ho approfittato dell’opportunità offertami di redigere un testo didattico sull’arte del primo Novecento, destinato a un manuale scolastico (L’affermazione dell’avanguardia, in S. Gallo, M. Mirolla, G. Zucconi, L’arte e la storia dell’arte. Il Novecento, Minerva Italica, Milano 2002), per realizzare in  un testo di destinazione universitaria una più vasta e analitica trattazione dei fenomeni artistici in questione, esaminando in rapporto ad essi anche momenti significativi del dibattito teorico sull’arte e passaggi nodali nel campo delle arti applicate e dell’industrial design (Arti visive, arti applicate e industrial design, in S. Gallo, G. Zucconi,  Arte del Novecento. 1900 -1944, Mondadori Università, Milano 2002 ).

   Dopo questo lavoro, ho rivolto l’attenzione ad un tema complesso, che riguarda l’attività artistica in rapporto inestricabile con le teorie sull’arte, ovvero quello della collaborazione tra la vista e il tatto sia nella produzione artistica che nella sua interpretazione critica. Tema visitato al giorno d’oggi prevalentemente da studi di carattere estetico, dopo essere stato un perno della riflessione storico-artistica nella cultura tedesca a cavallo tra Otto e Novecento. Me ne sono occupato riportando l’attenzione sul momento di passaggio tra Realismo e Impressionismo in Francia, utilizzando come teste principale di riferimento Diego Martelli nel suo soggiorno parigino del 1879, dal quale scaturì la conferenza di Livorno del 1880 (Diego Martelli e Jules Laforgue. Uno snodo della cultura artistica di fine Ottocento in «Confronto. Studi e ricerche di storia dell’arte europea», n.3-4, 2004). A questo studio ha fatto seguito un contributo sul rapporto tra D’Annunzio e l’arte figurativa (D’Annunzio e l’arte dannunziana, in AA.VV., Dal Naturalismo al Simbolismo. D’Annunzio e l’arte del suo  tempo, a cura di R. Mammucari, Napoli 2005.

Nel novembre del 2005 ho preso servizio in Facoltà quale professore associato per il settore scientifico-disciplinare L-Art/03. Ho chiesto di afferire al Dipartimento di Beni Culturali, Musica e Spettacolo. Dal 2006 faccio parte dei docenti del dottorato in Storia dell’Arte della Facoltà.  

Negli scorsi anni ho curato la realizzazione di tre mostre d’arte e dei relativi cataloghi  per il Centro Congressi dell’Università Tor Vergata ( La metafisica della luce di Piotr Merkurj, Roma 2005;   Percorsi dell’astrazione. Mannucci, Boille, Pace, Santoro, Roma 2007;  Acquerelli di Vladimir Khasiev. Vedute antiche e moderne, Roma 2008.

   Nel 2005 ho partecipato alle giornate di studio su I libri di Ferdinando Bologna, tenutesi all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, e il mio intervento  sul libro Dalle arti minori all’industrial design. Storia di un’ideologia è stato pubblicato negli Atti delle giornate di studio, Napoli 2007.

   Nel 2008 ho presentato con scritti alcuni artisti in occasione di loro mostre: Vincenzo Arena. Une recherche systematique, a La Maison des Arts Présente, a Châtillon in Francia ;  Aldo Bertolini. Massa e Città, alla Galleria Arte e Pensieri a Roma; Bruno Aller. Opere e Ri/Tratti, alla Galleria Delloro, a Roma. Ho partecipato con uno scritto, Appunti sul linguaggio di Santoro come mezzo di trascrizione, al catalogo della mostra Pasquale Santoro. Cieli-Skies, a cura di Alessandro Tosi,  allestita al Museo della Grafica di Pisa e all’Istituto Italiano di Cultura a San Francisco – USA. Inoltre ho curato la pubblicazione di un catalogo, Pasquale Santoro. Passaggio:omaggio a Tiziano.it, Edizioni della Cometa, Roma 2008,  in occasione dell’acquisizione da parte dell’Ateneo di Tor Vergata di una scultura dell’artista, collocata negli spazi della Facoltà di Lettere e Filosofia, catalogo con scritti di Luciano Caramel, Claudia Terenzi, Daniela Fonti, Alessandro Tosi e con un mio contributo dal titolo Il “Passaggio del Mar Rosso” di Pasquale Santoro.

Negli ultimi anni l’interesse per l’arte astratta è andato crescendo. Si sono succeduti studi su singole personalità dell’ambiente romano. Nel 2009. L’apertura di Santoro, agli inizi degli anni sessanta,  testo di presentazione di una vasta antologica, nel castello di Corigliano Calabro, sia di quadri che di sculture di Pasquale Santoro, accompagnato dalla raccolta degli scritti sull’artista fin dagli interventi degli inizi degli anni sessanta di Volpi, Ponente e Argan. Il percorso di Bruno Aller, in  Bruno Aller. Opere dal 1979 al 2009, e L’astrazione di Natilli tra “estasi” e “azione”, in Enzo Lionello Natilli. Opere 1972-2009, ricognizioni di due artisti formatisi nella fase successiva all’affermazione delle tendenze pop, minimal e d’arte povera, che costituiscono interessanti riferimenti per seguire lo svolgimento ulteriore dell’astrazione a Roma dopo la prima fase post-informale. Dello stesso anno è un breve scritto Su le cornici di Balla, nel catalogo della mostra curata da Giancarlo Carpi a Roma, Futurismo romano. Balla Depero Prampolini Dottori, tendente a ricavare elementi di interpretazione del linguaggio balliano dal ruolo rivestito nei suoi dipinti dalla cornice. Su questo tema un altro intervento è nel catalogo della mostra sul futurismo che Carpi ha curato per l’EMMA Museum, Italian Futurism 1909-1944, dal 2 marzo al 10 giugno del 2012 a Tapiola in Finlandia. Nel 2011 ho curato una monografia sull’opera di Vincenzo Arena, Vincenzo Arena. Progettare la pittura,  artista romano impegnato dagli inizi degli anni sessanta sulla linea delle ricerche pittoriche d’arte programmata, la cui attività, che ha avuto rilevanti contatti in Belgio e in Francia sia con artisti che con esponenti della critica d’arte e dell’estetica, era ancora poco nota.

   Sempre nel 2011 sono ritornato sul tema della relazione ottico-tattile in un ampio saggio dal titolo “Un mutare, nel gusto compositivo del tralcio, con una tendenza a renderlo sempre più corposamente tattile…”: note sulla relazione ottico-tattile in arte e nella critica d’arte, pubblicato nel volume Scritti d’arte medievale e moderna per Francesco Gandolfo, curato da Francesca Pomarici e Walter Angelelli. Ho partecipato con una relazione, Argan: oltre l’Informale (in corso di pubblicazione), al convegno Giulio Carlo Argan: l’impegno politico, la storia dell’arte, i beni culturali, organizzato a Cosenza dalla Soprintendenza per i Beni StoriciArtistici ed Etnoantropologici della Calabria in rapporto al Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Giulio Carlo Argan.